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venerdì 9 aprile 2010

Il senso di giustizia

Una delle cose che spesso mi rispondono a proposito dei libri di Alice Miller, è sulla questione del perdono, è un argomento un po' difficile da approciare, c'è chi non vuole rinunciare all'idea del perdono, c'è chi crede di dover alllora necessariamente tenere il muso visto che la Miller sostiene che non si deve perdonare.Credo che il perdono non abbia necessariamente bisogno di essere espresso, o comunicato a chi ci ha fatto del male, perciò non c’è bisogno che questi si dimostri pentito.Non è necessario perdonare, e non è nemmeno necessario che l'altro si senta perdonato...il problema è che in una realazione del perdono, ancora una volta si forma un maggiore e un minore, uno che ha ragione e uno che ha torto, invece l'ideale è che entrambi si capisca e ci si aiuti a capire, si stabilisca una connessione, senza le barriere dei rapporti sbilanciati.
Se comunque nessuno ha interesse a ristabilire la connessione allora è meglio tagliare del tutto il ponte.
Una persona che sbaglia ha sbagliato e basta, punto, senza se e senza ma, chi subisce, soprattutto se è piccolo, non ha colpe, ma neanche mezza, perchè la responsabilità della relazione è dell'adulto.
Per quanto un bimbo possa tirarti fuori di tutto, sei sempre tu l'adulto che può avere più esperienza e capacità di conoscere le  emozioni,o che dovrebbe conoscere con la lungimiranza gli strumenti adatti a non arrivare a certe situazioni o almeno a poterle fermare.
La cosa importante è che non si formi in noi in qualche modo l’opinione di essere sbagliati, o che ci meritavamo un trattamento simile. Dire a noi stessi riscoprendo le antiche rabbie:” NON è GIUSTO! dovevano proteggermi!, NON è così che meritavo di essere trattato!”, è già mettere dentro di noi a posto quel comportamento subito.
E’ come se avessimo comunque un senso di giustizia interno che non perdona affatto tutto ciò che incide e si discosta dal giusto trattamento dell’essere umano. I bambini sono molto vicini a questo senso di giustizia, e se rispettati, sanno essere meravigliosamente giusti, e in questo una vera e propria guida al senso di giustizia perduto.
Forse per quello Gesù diceva:” Se non ritornerete come bambini….” ossia se non ritornerete a rispettare il vostro senso di giustizia che vi permette poi di rispettare gli altri…non riuscirete mai ad essere veramente felici…ossia in paradiso .
Nel momeno in cui riesci a mettere tutte le cose sbagliate a posto, riesci anche a riappropiarti dei sentimenti spezzati, e riesci finalmente a vedere gli altri nella loro vera essenza, la stessa che senti tu. Li vedi come a loro volta bambini feriti che non riescono a trovare la strada per i loro sentimenti perduti, li capisci meglio e nello stesso tempo riesci a staccarti dal giogo emotivo che ti teneva legato, non è  pietà, o compatimento, non è "essere buoni" .
Immagino di avere un corridoio ai cui lati si ergono pareti di cassettini, ogni volta che una relazione va a buon fine secondo il nostro profondo essere, il cassettino ospita la sensazione, si chiude lì e la vita prosegue, ma se la relazione non ha corrispondenza nei cassettini, non si riesce a capire dove metterla, e rimane lì in mezzo al corridoio, una o due non fanno nulla, ma se si accumulano le sensazioni sbagliate, rischiano di intasare il corso dei pensieri che passano da quel corridoio, e quindi rallentarci, o far appesantire quel tratto di strada.

Appesantiscono la vita e poi non ci permettono di apprezzare le cose che ci accadono.

Questa è la sensazione che ho...ma come è difficile rimettere a posto le cose nei cassettini, sono tantissimi.
Beh intanto vado a pulire l'armadio reale...(non nel senso del re)

2 commenti:

  1. è un discorso davvero complicato, difficile...
    Ci sono diversi modi di intendere il perdono.
    Perdono non è assoluzione, non è lavaggio della colpa e nemmeno un gesto di superiorità, di bontà d'animo. Perdono può anche intendersi come... "andiamo avanti", disinneschiamo questa mina, accettiamo le cose e smettiamola di restare chiusi nella stanza del passato. Perdono non è capire, giustificare. Perdono è cominciare a dimenticare. E poi perdonare una persona? Perdonare un fatto? Perdonare la persona di 20 anni fa? Perdonare quella di oggi? Le persone cambiano. La persona che ci ferì, semplicemente non esiste più. Forse semplicemente il perdono non ha senso, come non hanno senso le scuse... le scuse sono grottesche, ridicole, offensive in certi casi... Una persona è padrona di sè. Delle sue scelte, delle sue azioni. Una persona è ... responsabile. Bisogna farsi carico del destino che ci si disegna con le proprie azioni. Ma quando un bambino diventa un adulto deve prendersi carico di sè anche lui. Tutto quel che non è dipeso da lui non si può cambiare. Ma un adulto ha tutto il potere sulla sua vita d'essere felice. A volte ho pensato che i miei, come tutti i genitori, avessero fatto del loro meglio dopotutto. Del loro meglio... Con tutti i limiti del caso, delle loro vite e delle loro teste. Ma è davvero così? Hanno fatto del loro meglio? Questa è una grande assoluzione. Hanno fatto quello che sono riusciti a fare, senza pensarci troppo, seguendo le priorità che erano scritte dentro di loro, seguendole per inerzia. Hanno fatto un sacco d'errori. Ma ci sono anche molti perchè. Perchè che non giustificano ma aiutano a mettere le cose a posto, a capire. Certo dipende dall'errore. Ci sono cose mostruose che non possono essere perdonate, capite si, una spiegazione bisogna trovarla, fosse anche malattia, pazzia. Ma non toglie la responsabilità. Si torna sempre lì. Non si può perdonare chi non è stato responsabile nuocendo così tanto... Ma si deve andare avanti...

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  2. Se vogliamo, possiamo dire che i genitori hanno fatto quello che potevano con gli strumenti che avevano, magari hanno fatto qualche passo in più rispetto ai loro genitori, ma magari proprio l'armonia non sono riusciti a trovarla....ora anche io ho fatto errori, ne continuo a fare se vogliamo certi errori sono anche l'espressione di me stessa, continuo a migliorare in funzione di un più armonico rapporto con gli altri (gli errori a volte sono relativi...dipende chi si offende), ma certo non aspiro alla perfezione, forse i miei figli o i figli dei miei figli sapranno utilizzare meglio (perchè hanno già una base migliore della mia, partono avvantaggiati spero) tutto il rispetto e l'umanità che è in loro.

    Il termine giusto per quello he intendevo anche io è proprio :"andare avanti"..., non è fermarsi a perdonare, rimuginare covare rancore...è proprio comprendere e passare oltre.
    Però bisogna comprendere, definire che una situazione è stata ingiusta, altrimenti si va avanti ma si resta con la maglia impigliata dentro alla porta, e ci si porta in giro il filo che accorcia la maglia piano piano fino poi a farci rimanere nudi (ah come mi piacciono queste immagini mentali che mi faccio ;-) )
    Hai detto bene non è capire, nè giustificare, ma è comprendere, che nel senso che vorrei dare io è un "mettere al giusto posto".
    "Non ce lo si meritava", riusciamo così a vedere gli altri nella loro vera umanità, fatta anche di errori, riusciamo a ritrovare la stessa sensazione di difficoltà, e possiamo capire come possa essere successo, quali disagi possa aver avuto una persona per dover arrivare a tanto, non è giustificare e dire poverino, perchè non lo è affatto aveva il dovere di alzare la testa,ma è proprio capire la difficoltà umana.
    Grazie

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